il Reporter

Questo è il testo dell’intervista sull’aeroporto di Peretola che ha pubblicato il Reporter e che è arrivata in tutte le case dei fiorentini. L’intervista è di Paolo Ceccarelli che ringrazio per le domande e la correttezza con cui ha riportato le risposte.

Il problema non è la pista parallela o quella obliqua. Il problema, secondo il consigliere comunale del Pd Michele Morrocchi, “è cosa vogliamo far diventare l’Amerigo Vespucci: uno scalo da 8 milioni di passeggeri l’anno o un city-airport?”. Morrocchi non ha dubbi in merito: Firenze non può permettersi un mega-aeroporto.

Allora Peretola deve restare così com’è? “No. L’attuale aerostazione va rimessa a posto per farla diventare un vero cityairport. Si può discutere anche di un ri-orientamento della pista, ma con due paletti: non più lunga di 2 chilometri e pensata anche in funzione di attenuare i disagi che oggi vivono i cittadini di Quaracchi, Brozzi e Peretola”.

Ma lei è favorevole o contrario all’aumento dei voli? “Si può anche incrementare il numero ma, ripeto, certo non farlo diventare un aeroporto intercontinentale. Peretola può reggere al massimo 3 o 4 milioni di passeggeri l’anno, cioè il doppio di quelli attuali”.

La questione aeroporto sembra un po’ lo specchio su cui tanti vedono riflesso il futuro di Firenze. Con queste posizioni, non teme di passare per un “nemico” dello sviluppo della città, un conservatore? “Mah, ci sono diversi amici di diversi futuri della città… C’è chi vorrebbe che fossimo invasi da 8 milioni di turisti, ma basta andare in centro in questo periodo per rendersi conto che non lo potremmo sopportare. E poi non ci sto a misurare il grado di riformismo con il goniometro”.

Adf sostiene che con la pista parallela diminuirebbero i disagi per gli abitanti delle zone circostanti. Questo non è unbuon motivo per dire sì? “Non sono un ingegnere, quindi non entro nel merito. Credo però che Adf farebbe bene a presentare uno studio di fattibilità, perché altrimenti i discorsi restano tutti un po’ a mezz’aria. E, prima ancora di questo studio, Adf dovrebbe togliere dal tavolo delle ipotesi la proposta di una pista lunga 3,3 chilometri, pensata per voli intercontinentali. E’ un’idea che genera solo confusione”.

A Castello potrebbe nascere il nuovo stadio della Fiorentina. Secondo lei, l’impianto, l’aeroporto e gli altri progetti sull’area si possono integrare o bisogna scegliere?Bisogna vedere che tipo d’impianto sarà. Comunque bisognerà valutare bene e mi pare evidente che tutto tutto, in quella zona, non ci potrà stare”.

P.S. Oggi sul corriere fiorentino c’è una lettera firmata che mi accusa di non capire nulla sull’aeroporto (a differenza di Marco Mayer) perchè non parlo del Sukhoi 100 e delle magnifche potenzialità di questo velivolo. Il lettore però casca male, gli aerei sono sempre stati una mia passione. Il Sukhoi sarà un magnifico vettore ne sono certo e sono felice che finmeccanica sia entrata in quel progetto. Ma è un vettore nuovo ancora in fase di preproduzione, e soprattutto non sarà certo la politica fiorentina a decidere gli acquisti dei parchi aeromobili delle compagnie aeree. La tecninca è una gran cosa e potremmo tutti sperare che i convertiplani risolvano i problemi di Peretola. Però noi dovremmo trovare una soluzione ora e per il breve futuro in cui si continuerà a volare con gli attuali aerei sostituendoli con le nuove macchine progressivamente.

Il goniometro del riformismo

Ecco il testo completo del mio intervento sull’aeroporto di peretola pubblicato oggi su Il Corriere Fiorentino, edizione locale del Corriere della Sera

Buone Cose

Succede talvolta di perdersi in lunghi dibattiti, di aprire affannose questioni, di rompere persino rapporti a partire dal nulla o da questioni di lana caprina. Capita ovunque ma a Firenze, capita un po’ più spesso che da altre parti. Così oggi assistiamo a un Ministro della Repubblica che parlando a Prato blocca perentoriamente (verrebbe da dire con maschio vigore) un ipotesi che non c’è. Infatti ieri Mattioli ha detto no alla seconda pista di Peretola che è un po’ come dire no a costruire il porto a Arezzo. Se infatti anche in questi giorni e in questi anni abbiamo assistito a mille e più ipotesi per lo scalo fiorentino, quello di dotarlo di ben due piste era un po’ come quei titoli che nel caldo d’agosto vedono accostarsi tutti i migliori campioni alla propria squadra del cuore.

Ma Mattioli non è solo in questo sport, nel centrosinistra fiorentino abbiamo rischiato negli scorsi giorni di misurare il grado di riformismo e d’innovazione di autorevoli esponenti del PD dal grado di inclinazione della pista rispetto all’autostrada. Futuristi e avanguardisti quelli che la vogliono parallela, cauti e paternalisti quelli che la difendono perpendicolare, moderati e pontieri quelli che la inclinano di 45°. Il punto però temo sia un altro. Penso che abbia poco senso dibattere sull’orientamento della pista che è questione tecnica e ai tecnici va lasciata, mentre credo che agli amministratori dovrebbe interessare lo sviluppo di Peretola in termini di numero dei passeggeri, destinazioni e infrastrutture di collegamento tra lo scalo e la città.

Sul primo punto siamo di fronte ad almeno due modelli: uno prevede un incremento sino a 8 milioni potenziali; l’altro prevede un aumento sì, ma commisurato a circa 3 – 3,5 milioni. Sono scelte di sistema l’una alternativa all’altra. Ammesso e non concesso che gli 8 milioni ci siano, Peretola e la città sono in grado di sopportarli? A me pare di no. Non li sopporterebbe l’abitato intorno all’aeroporto (neanche spostando la pista), non li sopporterebbe una città già oggi invasa nel suo centro storico dai milioni di turisti. Le destinazioni: Firenze già oggi appare collegata con molti degli Hub europei più significativi, se penso alle potenzialità di sviluppo forse si dovrebbe lavorare per accedere meglio all’est europeo e probabilmente ai collegamenti interni italiani.

Infine le infrastrutture. Se è vero che ormai la segmentazione del mercato aereo ha distinto nettamente i viaggiatori, Peretola si caratterizza sempre più per un aeroporto business o per un turismo di qualità. Un mercato che spende molto e richiede servizi adeguati, in primo luogo di mobilità pubblica per raggiungere il centro. Dove finisce il vantaggio di avere un aeroporto a 10 km dal centro se per percorrerli ci si mette un’ora, o il sistema dei trasporti non ha la capacità di movimentarli tutti velocemente (già oggi figurarsi con 8 milioni!)? In questo senso le scelte dell’amministrazione, la tramvia su tutte, rappresentano un elemento qualificante e di sviluppo dello scalo. Ma serve anche ragionare e attuare più velocemente il collegamento ferroviario, per esempio.

Se sapremo scegliere un modello di sviluppo per l’aerostazione che ha queste caratteristiche starà ad ADF indicarci quelle soluzioni tecniche, pista, aerostazione, servizi, più adatte al modello impostato, altrimenti l’alternativa è quella di munirsi di goniometro e calcolare il proprio grado di riformismo rispetto al tracciato della pista.