Il cesarismo ha il fiato corto

Da Il Nuovo Corriere di Firenze del 16 giugno 2011.

Di solito il cesarismo funziona così: il cesare di turno si fa notare, crea un feeling col popolo, si afferma sbaragliando la concorrenza in primis del proprio campo con metodi efficaci ma sbrigativi, assume il potere che gestisce più o meno in solitudine ma mai in modo trasparente e condiviso e poi finisce nella polvere solo o con pochi fedelissimi mentre gli amici di un tempo giurano e spergiurano di non essere mai stati lì.

Anche il Berlusconismo, dopo il voto dei ballottaggi e dei referendum, pare avviato su questo finale di partita. A nulla sono finora valsi i tentativi di Ferrara di rivitalizzare il moribondo Cavaliere prima con la sferzata dell’economia e poi con le primarie del pdl. Alla prima Silvio ha prima aderito facendo scrivere allo stesso Ferrara un paio di articoli a sua firma apparsi su Foglio e Corrierone, poi però partorendo un decreto sullo sviluppo in cui di sviluppo e quattrini non c’era traccia ha di fatto lasciato cadere l’opzione preferendo ai consigli economici dell’elefantino i consigli d’immagine della Santacchè, coi risultati che abbiamo visti. Delle primarie poi forse è anche inutile parlarne. Mentre Ferrara si sgolava sul suo quotidiano di rendere contendibile il dopo berlusconi con elezioni libere e democratiche, l’altro nel chiuso delle sue stanze di palazzo Grazioli nominava senza consultazioni Alfano inutile segretario politico.

Nessuno scampo dunque al declino? Campo aperto ai successori in cerca di legittimazione con una lotta per il dopo che vede principali competitor Tremonti in asse con la lega, usciti comunque malconci dagli ultimi voti, e Formigoni, abbacchiato dal voto milanese ma comunque saldo su un potere economico, sociale e mediatico che ha radici profonde e spesso sconfina anche nel campo avverso? E’ davvero tutto già scritto, prima a Pontida sabato e poi nelle aule del parlamento o il 22 giugno prossimo?

Se una cosa ci hanno insegnato 17 anni di Berlusconi è che Silvio ha sempre rotto gli schemi e sovvertito le previsioni. Certo sinora non si era mai trovato a non avere “il sole in tasca” e il suo proverbiale ottimismo non pare contagiare lui per primo. Dunque tutto fa pensare al declino inevitabile ma non esclude sorprese. Quella di un uscita di scena governata per la successione o quella, più in linea col personaggio, di un uscita scenica non tra le fiamme del Caimano di Moretti ma tra i fuochi d’artificio sparati dal suo panfino all’ancora di Panama city.

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