Nemmeno la guerra

Dal Nuovo Corriere di Firenze del 29 aprile 2011

Fossi io il dottore di Romano Prodi mi preoccuperei e molto. Avvertirei il professore e sensibilizzerei la moglie e i figli di non leggere alcun quotidiano, né nazionale né internazionale, suggerirei un viaggio in qualche sperduta isola della Micronesia e assoluto riposo. Già perché le coronarie del professore, seppur dotato di inumana pazienza forse potrebbero non reggere a quanto in questi giorni avviene in Italia. Sì perché vi ricordate come fu crocifisso il governo Prodi e la sua maggioranza perché il Carneade Turigliatto decise di non votare il finanziamento alla missione in Afghanistan? Non c’era editorialista, di destra o sinistra, opinionista, barbiere o tassista del Paese che non deplorasse la mancanza di coesione e coerenza della maggioranza di centrosinistra. Chi dimentica le ardite teorizzazioni sul centrosinistra con o senza il trattino, le vocazioni maggioritarie e ogni ammennicolo teorico che l’esercito di politologi ha confezionato a partire dalle defezioni di Rossi e Turigliatto? Oggi invece un Ministro e per di più leader del secondo partito della coalizione di governo, partito che al Nord rivaleggia col PdL per consensi, governa regioni, province e comuni dice che non è d’accordo col Presidente del Consiglio sull’intervento militare in Libia e non succede niente di paragonabile almeno per il momento. Il premier stesso continua a dire che non c’è problema (e figurarsi), Frattini con ancora in mano il blocchetto delle ordinazioni minimizza e dice che non c’è bisogno di un passaggio parlamentare, mentre nella Lega cresce il malumore più in funzione elettorale o di appoggio a Tremonti sulle vicende parmalat e Draghi. Ci siamo ormai rassegnati ad una compagine di governo che riesce a mandare in vacca di tutto, persino la guerra. Nemmeno le più immani tragedie scalfiscono un governo e un premier che pur di restare sulla poltrona son disposti a tutto peggio dei peggiori “professionisti della politica” da loro tanto disprezzati; talmente disperati da svendere le loro stesse leggi come per l’energia atomica o a mandare in guerra (e dunque sottoporli al rischio concreto di essere ammazzati) cittadini italiani senza appoggiarli, senza nemmeno poterli ringraziare. Nella quasi indifferenza del Paese ed in particolare di quella copiosa parte del Paese che li ha votati e li voterebbe ancora. E allora ci immaginiamo che Prodi accetti il nostro consiglio e che magari, generosamente, ci porti con sé su un atollo della Micronesia.