Presentat arm!

scusi sa dov'è il duomo

C’è un punto di vista, nella discussione sull’utilizzo dei militari per funzioni di ordine pubblico che non viene mai preso in considerazione. Quello dei militari.

Sì perchè nessuno riflette sul fatto che questo Paese ha da qualche anno trasformato il proprio esercito di leva in un esercito professionale più ristretto ma motivato e qualificato.  E’ un esecito che nonostante sia più piccolo ha costi (non assoluti ma relativi) più alti, più efficenza e spende (non abbastanza) nel formare professionisti e li impiega in teatri internazionali.

Dunque lo Stato italiano spende ogni anno decine di milioni per avere uno strumento militare che corrisponda agli impegni internazionali del nostro Paese e poi utilizza i suoi professionisti come guardie giurate.

Non è un caso se in molti eserciti occidentali i compiti di sorveglianza delle stesse installazioni militari siano affidate proprio a guardie giurate. Persino l’edificio del Pentagono ha ormai agenti privati ai propri ingressi.

Invece da noi si fa il contrario e lo si fa in uno Stato che ha due forze di polizia, una forza armata destinata a questo e innumerevoli corpi di polizia locali o specialistici. Mentre il nostro esercito, come dice lo stesso Ministero della Difesa, appare sottodimensionato per asservire ai compiti che la politica internazionale gli impone.

Tutto questo peraltro in operazioni prettamente simboliche. Dispiace che, come sempre accade, ogni volta che in questa nazione si parla di forze armate lo si faccia o coi pregiudizi dell’appartenenza politica o con la retorica del soldato di pace e dispiace di più che anche chi mise la propria firma a quella legge che trasformò le nostre armate in forze professionistiche plauda oggi a un provvedimento che è proprio il contrario dello spirito di quella legge.

Dove eravamo rimasti?

eravamo

Riprendo a scrivere sul blog dopo un po’ di tempo. Un po’ di tempo in cui ho resettato le  mie priorità e ho messo via un bel po’ di cose.

Scherzando dico che sono tornato nella società civile. Ho chiuso con la politica attiva. Alcuni mi dicono per ora. Io posso rispondere che è un per ora piuttosto lungo.

Esco da 18 anni di militanza molto intensi. Ho ricoperto molti incarichi e per larghi tratti la politica è stata la mia unica occupazione. Sono stato un funzionario di partito o ho svolto lavori che mi consentivano comunque di poter far politica quasi a tempo pieno.

Ho sacrificato tanto alla politica ma tanto ho avuto in cambio. Oggi però ho detto basta. L’ho detto non solo per un risultato negativo inaspettato ma perchè ho capito che si era rotto qualcosa. Come in una lunga storia d’amore si andava avanti per consuetudine, ma la passione era persa da un po’.

Si è persa a partire dalla nascita del PD. Non tanto per colpa dell’idea del PD ma per la prassi che esso ha instaurato almeno qui a Firenze e la rottura delle gabbie che tale evento ha creato. E’ come se lo spezzare le catene delle appartenenze avesse anche tolto dei freni inibitori e rotto molti degli elementi di solidarietà che i vecchi partiti avevano.

Se c’è una cosa che mi ha colpito è il silenzio.

Dei vecchi dirigenti dei DS che con me hanno condiviso anni e anni di militanza e coi quali mi lega affetto e consuetudini solo pochissimi sono quelli che mi hanno cercato, anche solo per chiedermi come va. E in maggior parte sono quelli che hanno scelto come me alcuni candidati.

Gli altri, quelli che avevano fatto altre scelte, sono semplicemente scomparsi, mi viene da pensare maggiormente coinvolti nelle vicende della corrente che nel portare umana comprensione a chi con loro tante volte era stato. Non nego che molto mi hanno ferito alcune cose lette sui giornali il giorno dei risultati o alcune mail ricevute subito prima. Quasi un’accusa di tradimento (vecchio retaggio di un passato che fu) perché non ero più dalemiano.

Ma il silenzio è anche quello del Partito inteso come gruppi e organismi dirigenti. E’ un silenzio lungo da tanto tempo e non solo recente.  E’ una sensazione di distacco, di non appartenenza. Di freddo. Del non sentirsi a casa in un luogo in cui mica ti ci ha obbligato il dottore a stare. E’ un gelo fatto di riunioni i cui si cavilla sulle regole. In cui ci si presenta come avvocati renziani piuttosto che pistelliani. Un partito che si riunisce all’inverosimile per discutere di regole e poi scompare per discutere di politica.

Alle mie dimissioni dall’esecutivo cittadino non ho ricevuto risposta. Solo un sms in cui mi si diceva che ci sarebbe stato un incontro.

Lo stile talvolta è la rappresentazione di una sostanza. O della mancanza di quest’ultima.

E’ un disagio, il mio, nei silenzi o nella distanza anche di chi, inteso come gruppo,  compagno di viaggio lo è più di recente, un viaggio in cui ho scommesso tutto e tutto ho perso anch’io. Non credo che il sentirsi parte, la condivisione  sia una bene da esigere  soprattutto in così breve tempo, ma nemmeno da escludere, anche perché la sconfitta è  stata talmente totalizzante da cambiar persino casa.

Credo che questi disagi non siano solo miei e che il PD debba affrontare un tema se pensa di sopravvivere. Come metabolizzare un modello competitivo (le primarie) senza lasciare  morti e feriti. Non serve tornare al passato in cui ci si sistemava cencellianamente tutti chi in un ente, chi in una cooperativa.

Penso che la politica italiana debba riflettere sul “dopo” dei propri dirigenti, perché non esiste alcuna democrazia in cui i cambi di classe dirigente arrivano solo per morte naturale, per arresto o per cataclismi e arrivano talmente tardi che arrivano completamente consumati intellettualmente, per cui il nuovo appare già vecchio.

Io continuo a credere che il PD sia ormai l’unico spazio politico per cui valga la pena animarsi.  Resto iscritto a questo partito. Voterò da militante al congresso e proverò a dare un contributo facendo quello che ho fatto sempre e per il quale ho sempre pagato pegno: pensare e agire aldilà delle convenienze personali.

Vota PD, scrivi MORROCCHI

elezioni

Ci siamo, domani si aprono le urne. In queste settimane abbiamo corso in lungo e largo, abbiamo provato a immaginare la prossima Firenze, il prossimo PD.

E’ stata la campagna più strana che abbia mai affrontato, per qualità ma soprattutto per quantità di candidati presenti in città.

Epuure come ogni volta la cosa più bella sono state le persone che ho incontrato. Quelle, tante, che mi hanno aiutato; quelle che hanno discusso, quelle che hanno preso il volantino, quelle che in faccia mi han detto che a me proprio non mi voteranno.

Un grazie a tutti loro e a tutti voi. Se volgiamo che la nostra casa sia simile a quella che ho provato a descrivere in queste pagine e in questi giorni vi chiedo l’ulimo sforzo: domani e domenica votate PD e scrivete sulla scheda azzurra, accanto al simbolo MORROCCHI.

Infine alcune indicazioni di voto per i quartieri, sono amici e compagni che stimo e che potranno fare un bel lavoro se eletti. Come sapete la preferenza è unica e dunque dove ci sono più indicazioni dovrete scegliere fra uno di questi, sarà una scelta dura, io non ce l’ho fatta e ve li indico tutti!

quartiere 1 (scheda verde): Toni COMPAGNO

quartiere 2 (scheda verde): Stefano ZECCHI

quartiere 3 (scheda verde): Serena PERINI

quartiere 4 (scheda verde): Alessandro MUGELLI

quartiere 5 (scheda verde): Enrico CONTI o Francesca PAOLIERI o Alessandro SOTTOCORNOLA

Votateli e fateli votare!

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Una vita a servizio dei cittadini

logo055

Qui di seguito l’intervista che mi ha fatto Lorenzo Mossani su 055news.it:

MICHELE MORROCCHI: una vita al servizio dei cittadini

Michele Morrocchi, giovane, ma non ‘nuovo’. Un ragazzo che conosce la politica, le pecche e i lati buoni della vecchia amministrazione. Conscio del buon lavoro fatto in Palazzo Vecchio, ma anche consapevole che ‘errare humanum est’. Tutto può essere migliorato: la perfezione non esiste, ma non si può nemmeno cancellare la propria storia bensì è necessario imparare dai propri errori. Queste non sono parole di Morrocchi, ma è quello che trasmette nei suoi gesti e nelle sue parole. Vive la politica con passione (tra le mille attività è anche consigliere dell’Istituto Storico della Resistenza in Toscana) e ardore. In maniera, forse, inspiegabile è stato anche poco considerato dal Pd che probabilmente non ha ritenuto un ex diessino così giovane adatto alla corsa per ‘la maglia rosa’. Ora Michele Morrocchi chiede un posto come consigliere e lo chiede alla sua città. “Firenze è la mia casa” è il suo slogan per la campagna elettorale.
Bello lo slogan, ma purtroppo molti fiorentini hanno problemi a trovare proprio una casa…
“Lo so. Non è una bella situazione. Abbiamo molte aeree dismesse: è ora di applicare le leggi del vecchio governo Prodi per garantire anche alla fascia intermedia un posto degno di essere chiamato casa. Metteremo in condizione gli imprenditori – continua Morrocchi – di sfruttare queste aeree solo se costruiranno con un costo accessibile che permetterà a tutti i fiorentini di avere un tetto. Nella mia testa c’è anche la consapevolezza di dare alla classe meno abbiente una sistemazione. Ripeterò fino alla nausea, la casa è un diritto e per noi è un dovere trovare soluzioni da subito”.
Parliamo di lavoro…
“Purtroppo il Comune non ha la bacchetta magica. Detto ciò è necessario abbattere oneri, eliminare una burocrazia che è vetusta e facilmente migliorabile. Saranno anche concessi spazi e suoli pubblici per le associazioni che hanno come obiettivo comune quello di migliorare la qualità di vita a Firenze. Una sorta di rete comune tra imprese, comune e associazioni. Tutto si può rimettere in moto, siamo disposti a mettere a disposizioni permessi e luoghi idonei per le singole attività”.
Cosa ha sbagliato la vecchia amministrazione?
“A non parlare con la gente. E’ necessario interagire con i cittadini. Non sempre ‘tutti’ hanno ragione, ma vanno ascoltati maggiormente. La voce della città è importante”.
Detto sinceramente il PD ha futuro?
“Il Pd è un partito giovane che è nato ed ha dovuto subito correre. E’ necessario ripartire con un programma strutturale vero dopo una bella vittoria alle amministrative e alle europee…detto sinceramente ha futuro!”

055news

Firenze è la nostra casa: costruiamola insieme

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Giovedì 4 giugno alle ore 18.00 in Piazza Madonna della Neve (quella dentro l’ex carcere delle Murate) parlerò di urbanistica e governo del territorio insieme a Silvia Viviani che è la presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per la Toscana, Andrea Barducci candidato alla presidenza della Provincia di Firenze e Riccardo Conti, assessore regionale proprio su questi temi.

Affronteremo il futuro dell’urbanistica a Firenze e le possibilità che i nuovi strumenti normativi mettono a disposizone per costruire una città bella, moderna e giusta.

Un candidato in carrello.

carrello-spesa

Ieri sera alla SMS di Rifredi abbiamo passato una gran bella serata parlando di politica, di Firenze e del PD. Durante la serata Andrea Muzzi e Andrea Bruno Savelli hanno mostrato un video che avevamo realizzato qualche giorno prima in giro per Rifredi. Un modo divertente e ironico per incontrare i cittadini e portare qualche idea per il futuro di Firenze. Con sorpresa finale!

Firenze è la mia casa. Vieni a prendere una bibita in giardino.

aperitivo-sms-rifredi-tumbLunedì prossimo 25 maggio alle 21 ai giardini della SMS di Rifredi (via Vittorio Emanuele 303) incontro un po’ di amici e ci prendiamo una bibita per parlare della nostra casa. Firenze.

E’ un occasione per discutere delle mie idee su Firenze. Lo faremo, spero, in modo divertente grazie a Andrea Bruno Savelli e Andrea Muzzi e i loro filmati realizzati apposta per l’occasione.

La parte “seria” della serata toccherà, oltre al sottoscritto anche a Lapo Pistelli col quale parleremo di un’altra casa che ci sta a cuore. Il PD

 Spero di trovarvi in tanti. A lunedì!

La seconda stanza. Le buche le riempie il sindaco i buchi non li devono pagare i cittadini

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Ecco la seconda stanza della mia casa, Firenze. Si parla di buche, cantieri e di come il costo di questi interventi non debba gravare sui cittadini.

Firenze è una casa che sta facendo dei profondi lavori di ristrutturazione. Devono essere fatti bene e in tempo, vorrei mettere la cura che si ha quando rifacciamo il nostro bagno privato nello svolgere il ruolo di controllo che è proprio del consiglio comunale.

Basta con le buche rattoppate sì alle strade riasfaltate. Non ha senso riempire una buca male ogni tre giorni, serve un piano di riasfaltature che copra un’intera zona e che faccia i lavori davvero perbene. Certo così non copriremo velocemente ogni buca della città ma se insieme alla riasfaltature metteremo mano anche all’arredo urbano (cestini, segnaletica, rastrelliere per bici…) avremo intere aree riqualificate della città. Forse spenderemo di più nell’immediato ma sicuramente risparmieremo nel lungo periodo e avremo strade più belle e più sicure.

 Serve però unìattenzione in più che è quella dei soldi.  Le buche le riempie il Sindaco, i buchi non li devono pagare i cittadini. Serve una razionalizzazione delle tariffe e un aiuto a chi ha meno, un lavoro serio sulle partecipate, senza svendere il loro patrimonio anche di competenze e di lavoratori e senza far pagare i disservizi ai cittadini.