Una nuova casa, una nuova proprietà privata

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Si potrebbe pensare che sia un segno di questi strani tempi che viviamo se un imprenditore, un immobiliarista, non proprio avvezzo alle teorie del marxismo leninismo intitoli un suo libro, La ville pour tous – repenser la propriété privée (La città per tutti, ripensare la proprietà privata), invece il volume di Robin Rivaton è stato scritto prima della pandemia e, infatti, non tiene conto delle riflessioni che quest’ultima ha posto di fronte alla città o al lavoro da casa.

La tesi del saggista e immobiliarista francese è che ovunque nel mondo lo sviluppo avviene nelle città, in particolare nelle metropoli. È lì dove si trovano i migliori lavori, i migliori servizi, le migliori opportunità. La frattura tra metropoli e campagna è dunque destinata ad aumentare e così le tensioni sociali. Il modello che pensava di tenere divise queste entità in base al costo della vita delle aree urbane non si è rivelato un valido deterrente perché comunque le metropoli rendono meno pesante la povertà, con le loro reti di assistenza o semplicemente con le maggiori possibilità di un lavoro anche precario come quello della GIG economy.

Dunque, occorre invertire questa corsa alla crescita del valore fondiario che è oggi la risorsa – ci dice l’autore – più rara del pianeta, perché niente (probabilmente nemmeno questa pandemia) fermerà questo fenomeno di inurbamento metropolitano che tocca tutti i paesi, quelli emergenti come quelli sviluppati.

Quale soluzione allora? Per Rivaton una “metropolizzazione” virtuosa è possibile a condizione di abbassare drasticamente il prezzo degli immobili e questo passa attraverso delle misure radicali: confisca, costruzione e controllo per meglio redistribuire le case ed il loro valore.

Per Rivaton, che si concentra sul modello francese, questo si deve attuare nella creazione di un’unica imposta su case e terreni che favorisca, a seconda delle stagioni della vita, l’acquisto e la vendita di case in base ai reali bisogni e non alla convenienza. Una tassazione che naturalmente agevoli la costruzione di immobili e la messa a disposizione di case ed appartamenti colpendo in modo feroce la rendita, fino alla confisca, seppur con indennizzo, degli immobili non locati.

Un progetto che se appare massimalista nell’enfasi della banda rossa della copertina del volume, in realtà rappresenta un approccio liberale ad un tema spinoso ma cruciale del nostro futuro.

Marc Rivaton, La ville pour tous, repenser la propriété privée, L’observatoire, 2019

Articolo apparso su CulturaCommestibile n.394 del 27 marzo 2021

La prima stanza. Firenze la casa per tutti.

Firenze è la mia casa e deve esserlo per tutti, perché occupandomi di casa in consiglio comunale ho capito che in questi 10 anni il comune ha risposto a chi una casa poteva permettersela in affitto piuttosto che in proprietà; mentre molto c’è ancora da fare per chi non aveva le risorse o per chi le ha perse.  Il geoverno del territorio dei prossimi anni dovrà avere come priorità quella di rispondere al bisogno di casa e a questo vincolare le politiche di sviluppo urbanistico di Firenze.

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Firenze ha bisogno di dare casa a chi non ce l’ha, ciò vuol dire case popolari, affitti calmierati, sussidi per chi non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, garanzie per i mutui per giovani e anziani. Le norme dell’ultima finanziaria del governo Prodi, le politiche messe in campo dalla Regione insieme a nuovi fondi danno finalmente la possibilità al comune di aprire una nuova stagione di governo del territorio, in un rapporto forte di programmazione coi soggetti privati che voglio investire nell’edilizia, ottenendo da questi anche le risorse per l’housing sociale.

Firenze deve dare casa senza rimpiangere il verde. Possiamo dare una casa a tutti e lo possiamo fare senza occupare nuovo suolo, recuperando e restituendo alla città luoghi ormai dismessi e fatiscenti, senza occupare le aree agricole o destinate a parco e lo possiamo fare senza creare aree ghetto ma con interventi misti in cui la casa di proprietà sta insieme all’affitto, all’affitto calmierato e alla casa sociale.