Due olive (greche)

mario-gomez

Devo premettere che a differenza dei tanti (troppi) tifosi da social network io, sulla vicenda greca, ho poche certezze; tuttavia a me stupisce una cosa in questa faccenda: ci si indigna per anni per l’Europa che si occupa dell’acqua delle mozzarelle (cit.) e si invoca un’Europa che faccia politica, poi quando la fa (anche se quella politica non ci piace) come in questo caso, si dice che è un Europa di tecnocrati. Quella di questi giorni è politica; nemmeno nazionale, anzi. Quello che si è coalizzato intorno alla posizione tedesca è una specie di internazionale della destra europea (a cui non si accoda praticamente solo la destra italiana, non a caso). Questa idea della Germania che conquista la Grecia, oltre che assurda (che vuoi che se ne faccia la Germania di un’economia che esporta solo olio d’oliva o di una società elettrica che vale meno di quella di Brema) è pericolosa perché riporta il discorso all’ottocento, mentre qui siamo ben oltre. Quella di queste ore è un’Europa politica. Se non ci piace occorre batterla sulla politica, non piccarsi sui tedeschi brutti e cattivi. Qui si avverte la drammatica scomparsa del socialismo. La nostra sconfitta. Che però è mica cosa di oggi. Dopo la stagione del tentativo di addomesticamento del capitalismo globale (Blair, Jospin, Schroeder) siamo al nulla, alla subalternità di pensiero. A Fassina (per dirne uno) che indica nel Papa l’unica sinistra. Ci siamo dimenticati dei rapporti di forza (lo scriveva Gianpasquale Santomassimo su facebook l’altro giorno anche se immagino lui si riferisse più alla sinistra alla Tsipras), dell’analisi dei fatti, del concetto di egemonia. Oggi i fatti dicono che il continente Europeo è a maggioranza (culturale prima che politica) alla forze della destra liberal/liberista o mercatista (secondo le vostre preferenze lessicali), che non esiste un modello economico, sociale, culturale alternativo al cosiddetto rigore. Confondere questa egemonia con la mancanza di strutture democratiche dell’Unione è come guardare il classico dito. Certo che non esistono strutture democratiche in Europa, ma non perché i plutocrati brutti e cattivi non le hanno volute, è così perché i cittadini (laddove su queste cose si è votato analogamente a quanto accaduto con il voto al referendum greco) hanno fatto fallire quel (seppur timido) progetto, magari anche perché non è stato mai reso un progetto popolare. Una volta persa quella battaglia (della cui sconfitta molta responsabilità pesa su SPD e soprattutto socialisti francesi) non si è messo in campo niente per riprendere la lotta in altre forme. Dire oggi che serve più Europa è come dire per tutta la scorsa stagione che serviva un attaccante alla Fiorentina che la mettesse dentro. Era vero ma non serviva a molto.

 

“Anch’io da socialista mi voglio vestire…”

Una delle mie più forti perplessità sul PD era (e in parte è ancora) la sua collocazione internazionale e l’appartenenza al Socialismo Europeo. Per me, per chi viene dalla mia tradizione, non è un particolare irrilevante. Questo naturalmente c’entra poco con le primarie fiorentine ma quando è arrivata la lettera di cui trovate la traduzione qui sotto e il pdf in allegato mi sono sentito meglio…

Caro Lapo, amico mio,

sono felice di sapere che sei in corsa per la scelta del candidato del Partito Democratico per il Sindaco di Firenze. Sono sicuro che saresti un sindaco eccezionale.

Penso che la tua esperienza e credibilità internazionale siano risorse determinanti per fare di Firenze una città leader a livello europeo. Sono d’accordo con te: l’amministrazione locale deve giocare un ruolo forte in questi tempi di cambiamenti globali senza precedenti. In un contesto di triplice crisi – finanziaria, economica e ambientale – abbiamo bisogno di leader politici come te, con esperienza internazionale e profondamente impegnati per gli ideali di progresso e giustizia sociale, per migliorare la vita dei cittadini dove è necessario.

Quando abbiamo lavorato insieme al Parlamento Europeo ho visto quanto sei impegnato nel mettere in atto politiche innovative e progressiste. Firenze può beneficiare enormemente della tua visione, della tua competenza e del tuo impegno.

Il 2009 sarà un anno difficile per i cittadini in Europa e nel mondo. Ci attendono dure sfide. Sono fiducioso: tu, Lapo, hai sia la visione che la determinazione per guidare la tua città natale, Firenze, nella giusta direzione e al sicuro fuori da questi tempi difficili.

Desidero farti i miei migliori auguri per la tua campagna, che sostengo pienamente.

Un saluto fraterno,

Poul Nyrup Rasmussen

Presidente del PSE, Primo Ministro della Danimrca dal 1992 al 2001.

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