Dal Nuovo Corriere di Firenze del 20 gennaio 2011
Oggi mi voglio mettere nei panni di un elettore del centrodestra. Uno convinto; che ha votato dal 1994 prima Forza Italia e poi Pdl. Uno che meno male Silvio c’è forse non arriva a cantarlo ma a pensarlo di sicuro. Un elettore attento. Che segue i dibattiti su tv e giornali.
Ecco fossi questa persona oggi di Ruby non me ne fregherebbe niente. No non c’entra il regime, la lobotomizzazione delle tv e tutta quella roba che proclama la sinistra dei professionisti dell’antiberlusconismo (se ci si immedesima bisogna farlo bene).
Non mi interesserebbe perchè da diciasette anni mi sento ripetere dalla mia parte politica che un pool di magistrati politicizzati blocca il governo e quindi il Paese e che siamo strozzati da lacci e laccioli primo fra tutti le tasse.
Ecco fossi un elettore del centrodestra io non mi preoccuperei di quello che Berlusconi fa la notte ma di quello che non fa il giorno. Quella riforma delle tasse promessa da sempre, proposta un paio di volte e che al momento nemmeno pare in agenda del governo del fare. Se poi fossi un elettore del centrodestra lavoratore subordinato mi chiederei come mai in 17 anni, di cui 9 passati da Silvio al governo, le tasse prese direttamente dal “sostituto d’imposta” (una delle altre cose che B. doveva abolire) siano aumentate così come i costi dei servizi pubblici che mi servono (asili, acqua, ecc…)
Poi mi chiederei come mai in questi 17 anni, di cui 9 passati dal centrodestra al governo, di riforma della giustizia si è parlato tanto ma fatto niente. Perché si è sprecato il tempo a fare, uno dopo l’altro, provvedimenti per salvare il capo (lodi Schifani e Alfano, depenalizzazioni, legittimo impedimento,ecc..) che non l’hanno nemmeno salvato e non si sono fatte quelle due o tre riforme per tutti che, forse, avrebbero fatto comodo anche a B.: separazione delle carriere, responsabilità civile dei magistrati e abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Tornassi infine ad essere un elettore di centrosinistra, mi chiederei perché, di fronte a un Paese evidentemente sordo di fronte alla questione morale e all’uso privato delle istituzioni, la mia parte politica non passasse il suo tempo a rinfacciare il fallimento, da destra, della politica berlusconiana.