Andiamo a ripresentare Dentro Firenze

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Il 22 gennaio, giovedì prossimo, ripresentiamo Dentro Firenze, il volume che come Cultura Commestibile abbiamo realizzato, alla libreria IBS di Firenze in via de’ Cerretani 16R alle ore 18.00, insieme a me ci saranno Francesco Ventura, docente alla facoltà di Architettura di Firenze e Olga Mugnaini, giornalista de La Nazione, che in queste settimane, proprio a partire dal nostro libro, ha ripreso un dibattito sulle realizzazioni (e le non realizzazioni) a Firenze sul suo quotidiano.

Il volume, edito da Maschietto editore, parte dagli articoli apparsi a firma John Stammer sulle colonne di CulturaCommestibile.com in questi mesi, dedicati agli edifici e agli interventi che hanno caratterizzato la vita urbanistica della città.  Il libro è poi arricchito di interviste esclusive ai grandi architetti che a Firenze hanno lavorato, da Foster a Desideri, da Natalini a Isola.

Per chi non avesse ancora il libro e lo volesse acquistare ad un prezzo speciale, basta inviare una mail a michele@morrocchi.it

 

Fenomenologia dell’avventore di supermercato dell’ultimo dell’anno (vale come auguri)

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C’è un luogo che accomuna gli italiani. Divisi se passare la sera del 31 in casa, in piazza, in discoteca o al ristorante gli italiani si riuniscono, tutti, di fronte alle casse del supermercato. Pochi luoghi raggiungono le densità per centimetro quadrato che hanno raggiunto questa mattina tutti i supermercati del Paese, dal micro spaccio rionale all’ipermercato incastonato all’interno del centro commerciale.

Inutile dire che tale mondo è l’occasione per alcuni spaccati di sociologia spiccia imperdibili per tipi umani incontrabili. Il primo idealtipo è il vecchino della coop. Animale stanziale, frequenta il supermercato in qualunque giorno dell’anno e con qualunque clima. Tanto che molti antropologi ormai sono convinti che viva dentro il supermercato in qualche anfratto ricavato dietro agli scaffali. Dai movimenti assurdamente lenti, il vecchino della coop, è capace di sostare di fronte alla stessa confezione di prosciutto arrosto, sì proprio quella che serve a voi, anche per intere settimane. Specie socievole il vecchino della coop si scambia gli auguri coi propri simili nel corridoio più stretto del negozio impedendo il passaggio in entrambe le direzioni. A dispetto dell’habitat il vecchino della coop ha innumerevoli parenti che, al momento degli auguri, elenca tutti con le relative malattie e decorsi post operatori.

Seconda tipologia: i liceali alle prese con il cenone. Riconoscibili oltre che per l’aspetto per la merceologia acquistata: zamponi, lenticchie, salmone ad offerta per i tagliolini alla vodka. Già la vodka, ne acquistano così tanta che si potrebbe presumere che di tagliolini ne dovrebbero fare almeno una quindicina di chilogrammi. Inoffensivi, anzi portano allegria, almeno fino alla cassa quando devono dividerei i costi. Spesso direttamente con la cassiera.

E poi ci sono quelli, più spesso quelle, che vengono a far la spesa (non importa che siano solo le 8.30 del mattino) vestite di tutto punto come al veglione di stasera. Più frequenti all’esselunga non disdegnano la coop di Novoli dove questa mattina c’era una concentrazione di tacchi 12 che nemmeno al colle bereto. Possibile (e nefasta) evoluzione della specie, questi esemplari finiranno, per proporre il veglione direttamente in supermercato, con la pista da ballo tra il banco dei formaggi e quello del pesce. Unico problema i vecchini della coop nel mezzo.

Infine in tutto questo ci sei tu, che tenti di ricordardi tutto (e infatti la mortadella me la sono scordata) e provi a pensare a qualcosa di carino da scrivere sul blog per fare gli auguri.

Beh buon 2015 allora

Dentro Firenze

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Ops, l’abbiamo rifatto di nuovo. Dopo il successo del volume, Dalla parte di Marcel, dello scorso anno quest’anno Cultura Commestibile torna in libreria con un volume, Dentro Firenze, che rappresenta, al momento in cui il volume va in stampa, l’unica opera sulle architetture degli ultimi 15 anni a Firenze.

Il volume, edito da Maschietto editore, parte dagli articoli apparsi a firma John Stammer sulle colonne di CulturaCommestibile.com in questi mesi, dedicati agli edifici e agli interventi che hanno caratterizzato la vita urbanistica della città.  Il libro è poi arricchito di interviste esclusive ai grandi architetti che a Firenze hanno lavorato, da Foster a Desideri, da Natalini a Isola.

Un gran bel volume che presentiamo giovedì 18 dicembre alle 17,45 al saloncino delle Murate (piazza Madonna della Neve, Firenze) insieme a Sara Nocentini, assessore alla Cultura della Regione Toscana, Elisabetta Meucci, assessore all’urbanistica del Comune di Firenze, Mario Primicerio, docente Università di Firenze e già sindaco di Firenze, Silvia Viviani, Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica, Aldo Frangioni, Redattore di Cultura Commestibile, Guido Murolo Presidente della Fondazione Architetti di Firenze.

La serata sarà trasmessa dalle 18 alle 19 sulle frequenze di Controradio.

 

ps. chi fosse interessato ad acquistare il volume ad un prezzo speciale mi puo inviare una mail a michele@morrocchi.it

 

Cento di questi numeri /parte seconda

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Continuano i festeggiamenti per i 100 numeri di Cultura Commestibile. Non paghi della cioccolata e della magnifica serata a Sensus di sabato scorso, sabato 29 dalle ore 16 parliamo di Cuco e di cos’è cultura alla Via dei Libri, la biblioteca nel mezzo di Via Martelli a Firenze.

Non mancate.

 

Il fiume carsico dei Pink Floyd rispunta dopo 20 anni

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Prima di recensire l’ultimo disco dei Pink Floyd, The Endless River, occorrono un paio di premesse. La prima, banale forse, è che se pensate che i Pink Floyd dopo l’uscita di Roger Waters non siano più i Pink Floyd questo disco non fa per voi. La seconda è che se pensate che The Division Bell non sia un bel disco, questo disco non fa per voi lo stesso. Perché i 18 brani di questo disco stanno tra A Momentary Lapse of Reason e The Division Bell musicalmente parlando. Sono sonorità di transizione, nel più puro sound dei Pink Floyd gilmouriani, molto più di quelle che usciranno nell’album del 1994. E’ un bel disco strumentale in cui i suoni Pink Floyd sono chiari, evidenti, a tratti maestosi (soprattuto nelle partiture di Wright il tastierista scomparso nel 2008) con atmosfere che si ritroveranno poi nell’album solista On a Island di David Gilmour. C’è un’unica traccia cantata, Louder than Words scritta da Gilmour con la moglie (come quasi tutti i brani di Division Bell), che non è proprio un capolavoro a mio avviso ma che lascia il rimpianto del fatto che se alcuni dei brani dell’album fossero riusciti a diventare “canzoni”, avrebbero potuto essere brani da ricordare. In sintesi il disco suona per quello che è: una serie di tracce che non furono usate venti anni fa, probabilmente con qualche ragione. Detto tutto ciò rimane un disco musicalmente importante, persino emozionante, soprattutto nel piattume di tanta produzione musicale contemporanea.

Articolo apparso su CulturaCommestibile n.99 del 15 novembre 2014.

Cento di questi numeri

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Sabato prossimo esce, in edizione digitale, il numero 100 di Cultura Commestibile che, con i 67 numeri usciti insieme al Nuovo Corriere di Firenze in edizione cartacea, rappresenta diversi anni di nostro impegno a raccontare e riflettere cosa sia la cultura oggi, come questa possa essere alimento per lo spirito e per il portafogli.

100 numeri a cui tanti amici hanno collaborato insieme a grandi e grandissimi protagonisti della cultura locale e mondiale. Oltre quindi ad un numero speciale con tante riflessioni su cosa sia cultura oggi, ci piacerebbe festeggiare il numero 100 insieme agli amici e ai collaboratori sabato 22 novembre a partire dalle ore 17 presso Sensus in viale Gransci 42 A a Firenze.

Vi aspettiamo!

 

Tagli in salsa belga

20140112153933!Tintin-mainCastDopo essere arrivato in ottobre alla creazione di un governo (impresa più complessa che da noi, dunque ai limiti dell’impossibile) a guida liberale, il Belgio ha annunciato una serie di tagli alla cultura da far tremare i polsi. Il tagli prevedono una riduzione del 20% sulle spese di funzionamento delle grandi istituzioni culturali federali (teatri, musei, istituti di ricerca) entro la fine del 2014 e poi un 2% annuo di riduzione sino al 2019. Le spese per il personale invece una riduzione del 4% annuo nel medesimo periodo.

Tagli che, di fatto, potrebbero portare alla scomparsa della cultura “nazionale” in Belgio, lasciando alle sole regioni (Vallonia francofona e Fiandre fiamminghe) la produzione e la cura dei beni culturali. Regioni che, c’è da aggiungere, hanno comunque già tagliato i propri budget in questi anni.

Il ministro della ricerca afferma candidamente su Le soir, quotidiano francofono di Liegi, che i musei resteranno chiusi almeno un paio di giorni alla settimana; i sindacati, gli operatori culturali intanto sono in rivolta. Oltre alle cifre c’è poi il metodo: nessuna concertazione, nessun dialogo. Solo annunci di tagli draconiani. In più nessun ragionamento su cosa debba e possa essere la cultura in un Paese, piccolo e fragile, come il Belgio. Nessun ragionamento di lungo periodo, nessuna volontà di mostrare quale futuro si verrà a creare così.

Il Belgio è un paese diviso in due comunità regionali con lingue e culture diverse ma soprattutto due economie profondamente divise. Ricca e in ripresa la parte fiamminga, povera e in recessione quella francese. I tagli alla cultura federale aumenteranno il divario, separando ancora di più le due parti del paese e, di fatto, venendo meno al compito principale di uno Stato federale: quello di tenere insieme le entità federate.

Esiste dunque nel cuore dell’Europa un modello di sviluppo che, nonostante la retorica della cultura come volano dello sviluppo, agisce proprio sui tagli alla cultura per ottenere momentanei sollievi economici che comprometteranno le generazioni future, renderanno più fragile ed ostile la comunità e aumenteranno le differenze socioeconomiche dei cittadini.

Un modello che potrebbe essere facilmente esportabile in altre nazioni, magari infilando qualche apertura al mercato e l’immancabile riferimento al petrolio culturale.

Articolo apparso sul numero 97 di CulturaCommestibile.com del 1 novembre 2014.

la fuga di Napoleone dai coniglie e dalle parole

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Viviamo con le parole. Dette, urlate, scritte, battute su tastiere minuscole e infide di tablet e smartphone. In principio fu il verbo e molto probabilmente il silenzio sarà solo alla fine. La nostra comunicazione non verbale (anche noi italiani che per il resto del mondo siamo quelli che parlano con le mani) è sempre a supporto del detto, della parola. Per cui fa strano andare a vedere uno spettacolo di un mimo. Prima di entrare in sala, infatti, converso con un’amica su whatsapp.

Che vai a vedere?

                              “Una delle più grandi mimo del mondo

uno spettacolo di mimo? Bello ma non credo resisterei”.

Già. Passare del tempo in una sala, buia, in silenzio, senza nessuno che parli. Come resistere? Facilissimo, basta lasciarsi andare, farsi guidare dai bambini in sala. I primi a ridere, i primi a cogliere la naturalezza di uno spettacolo senza parole.

Spettacolo dai meccanismi perfetti “Napoleone in fuga inseguito dai conigli”, con una superba Nola Rae in scena. La regina dei mimi, probabilmente. Un caos di carabattole in scena. Un disordine studiato, voluto, meticoloso che si anima, popola la scena, rende viva la storia.

Un cuoco sbandato si rifugia in una tenda e cade preda di un cappello che lo trasforma, lo tramuta in un condottiero, generale, ne tira fuori la fama di potere, di sangue. Ma Nola Rae inframezza questa trasformazione coi giochi dei clown, immerge il pubblico in riti giocosi, lo convince a ripetere i suoi gesti, come i despoti convincono a seguire i capi al macello. Si ride ma con qualche brivido, con qualche pensiero, che spunta come i conigli lungo tutto lo spettacolo. Fino all’apice, la trasformazione di Napoleone in Hitler. Nola Rae studia Chaplin che studia Hitler. I movimenti le fatture sono tutte al quadrato. Le luci, il fumo, rendono la scena di una potenza mefistotelica. Rimani incantato.

Se poi il dittatore ritorna cuoco oppure è sconfitto, imprigionato e i conigli liberi lo svelerà il finale. Noi torniamo alla parola. Nora Rae mai, nemmeno sugli applausi. Il suo silenzio parla più di tutti noi.

Napoleone in fuga inseguito dai conigli. In scena sino a domenica 2 novembre al teatro di Rifredi www.teatrodirifredi.it

Artigianale da discount

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Grazie al sito speedynews.it torno alla mia vecchia passione di birrafondaio con una rubrica, a uscita casuale, di degustazioni birricole. Si inizia questa settimana con una Italian Pale Ale dal costo sorprendente ma da gusto non proprio eccitante.

Da quando le birre artigianali hanno cominciato ad uscire dal mondo un po’ carbonaro di qualche centinaio di appassionati e sono apparsi al palato dei degustatori retrogusti di bosco lappone (malattia per la quale abbiamo sempre preso in giro i più quotati e pagati degustatori di vino) il prezzo e la diffusione delle birre artigianali ha sempre contribuito a relegare tali birre nel novero delle “mode” o delle bevute chic. Così la birra, pur uscendo dal fantozziano stereotipo del bottiglione da 66cl di bionda ghiacciato, ha finito per affiancare l’altro stereotipo di “birra artigianale” come prodotto fighetto da abbinare, quasi sempre sbagliando, a cene elaborate.

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