Domani poi alle primarie che fai?

Come è probabilmente noto, non credo più nel progetto del PD da un po’ di anni. Non è questo il luogo e il momento per spiegare i tanti perché, ammesso che a qualcuno interessino ancora.

Tuttavia considero il centrosinistra il mio campo, la mia dimensione politica. Magari un centrosinistra più socialista e liberale ma tant’è. Fatto sta che quello che accade in questo campo mi interessa e in parte mi appartiene, come le primarie di domani.

Dicessi che domani si confrontano politici che mi rappresentano a pieno mentirei sapendo di mentire. Vedo rigurgiti di togliattismo e una chiusura verso la lettura storica, per esempio, del New Labour solo in funzione di contrasto all’avversario del momento che ricorda il marito che si taglia gli attributi per far dispetto alla moglie.

Oppure vedo un modo di far politica che è fatto di semplificazione, mezze verità, bisogno sempre di fare la frase ad effetto e nessuna attenzione alla consequenzialità di quello che si dice con quello che realmente si potrà fare o che importerà davvero fare. Una eterna rincorsa al più uno che ha l’impressione del movimento perenne e che invece, per me, è un eterno tapis roulant in cui si dura un sacco di fatica per rimanere fermi e in cui poi comandano sempre in meno e sempre i soliti.

Sarà come dice Marco Pannella che spesso si è costretti a scegliere tra “buoni a nulla contro capaci di tutto” ed io, istintivamente, provo simpatia per i primi piuttosto che per il secondo. Sarà perché sono un vecchio arnese della politica (il copyright nei miei confronti è di Graziano Cioni) e ho letto troppe volte il gattopardo soffermandomi su quella frase che dice il Principe di Salina: “noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi verrà dopo di noi saranno le iene e gli sciacalletti; ma tutti, iene, leoni, gattopardi e sciacalletti si sentiranno il sale della terra”.

Insomma sarà per tutto questo e per qualcosa ancora che domani con tanti dubbi il mio voto andrà a Pierluigi Bersani.

 Poi da lunedì di nuovo a far le bucce a tutto e tutti. Ostinatamente libero.

 

 

Renzi, le primarie e l’Apocalisse.

Se Julian Castro, giovane sindaco di San Antonio, leader emergente dei democratici americani avesse annunciato che in una certa data avrebbe descritto le sue idee per il giorno del Giudizio, dubito che i media americani avrebbero dato alla notizia un’evidenza entusiastica e massiccia alla cosa o che avrebbero passato i mesi dall’annuncio alla manifestazione intervistando Castro e chiosandone ogni battuta. Al massimo Jay Leno avrebbe mostrato un fotomontaggio di Castro in barba bianca e cartello con scritto la fine è vicina o Letterman avrebbe inventato la classifica dei 10 modi di passare l’ultimo giorno dell’umanità con Julian Castro.

Eppure l’Apocalisse biblica è un evento a cui milioni di persone credono,  annunciato da un personaggio autorevole e titolato a farlo, l’evangelista Giovanni, e di cui abbiamo un’idea seppur sommaria dello svolgimento e molti anni di discussioni su tutto, compreso su come selezionare i partecipanti.

Oggi, mentre scrivo, la quasi totalità dei media italiani è a Verona ad ascoltare Matteo Renzi, giovane sindaco di Firenze, leader emergente dei democratici italiani, descrivere le sue idee per le primarie del PD, dopo che negli scorsi mesi gli stessi media hanno dato alla notizia un’evidenza entusiastica e massiccia e intervistato Renzi su ogni cosa e chiosato ogni sua battuta.

Eppure le Primarie del PD sono un evento a cui milioni di persone credono, annunciate da un personaggio autorevole e titolato a farlo, il segretario Bersani, e di cui abbiamo un’idea sommaria dello svolgimento e molti anni di discussioni su tutto, compreso su come selezionare i partecipanti.

Tutto questo per ricordarsi come la scelta di guardare il dito o la luna  dipenda ormai troppo spesso da cosa inquadrano le telecamere.

 

Un po’ più “oltre” di così

Dal Nuovo Corriere di Firenze del 14 aprile 2011.

Ben strano partito il PD. Passa da un segretario che imposta un’intera campagna elettorale sul fatto di non citare mai il nome del principale esponente dello schieramento avversario a un altro che chiede alla presidente di Confindustria, dopo che questa si è lamentata del fatto che la politica e il governo hanno lasciato sole le imprese e il Paese, di fare un passo avanti chiedendo non di appoggiare il centrosinistra e il PD ma di liberarsi di Berlusconi.

Chiariamo non mi ha colpito la proposta di per sé, peraltro immediatamente rigettata da Marcegaglia con due argomentazioni piuttosto convincenti: Confindustria si è spinta già oltre con la prima dichiarazione supplendo a un compito di altri (tra i quali l’opposizione stessa) e la dichiarazione era rivolta sì principalmente al governo ma più in generale alla politica tutta e anche al PD.

Se dunque la dichiarazione di Bersani interessa poco sul piano dei contenuti rischia di essere rivelatrice del punto minimo (e forse massimo) delle aspettative del PD in questo momento: va bene qualunque governo, anche senza il PD, purché a guidarlo non sia Berlusconi. Il che sarebbe piuttosto bizzarro per un segretario di un partito politico che dovrebbe volere la vittoria del proprio partito come bene primario e la sconfitta dell’avversario come conseguenza della sua vittoria e non come fine a sé stesso.

Insomma pare dire Bersani: non m’importa che vinca la Fiorentina basta che perda la Juventus. Un modo piuttosto minimo, mi sia concesso, di declinare quell’”oltre” che campeggia sui manifesti del PD, soprattutto se raffrontato al tanto lavoro di elaborazione che il partito di Bersani ha fatto e sta facendo sui punti e su un possibile programma di governo.

E dispiace vedere uno come Bersani che è l’immagine stessa della concretezza di governo del PD perdersi da quando è segretario in alchimie elettorali e antiberlusconismo a prescindere: una “roba”, come direbbe lui, che non sta in piedi.

Festa democratica

Mi dicono il 28 c’è Bersani alla festa nazionale del PD che fa un dibattito con Tremonti alle 18, alle 21 faresti una cosa con lui e Riccardo Conti sulle città e l’innovazione?

E io dico, naturalmente: si!

Per cui comincio a prepararmi, metto in calendario di trovare tra lunedì e giovedì il tempo per rileggere qualcosa, approfondire dei temi, ecc…

Poi ieri mi telefonano e mi dicono: “Ehi non più giovedì, ma domani, domenica.”

Per cui stasera sono alla festa del PD allo spazio dei quartieri 1 e 5 a fare un’iniziativa sulle città e l’innovazione con Pierluigi Bersani, Riccardo Conti, Giuliano Gasparotti e il sottoscritto. Se passate sono lì anche se non so assolutamente che dire!